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Mostre&eventi

Damson
2013.10.27-2013.12.08
Damson 
 
La Fondazione Giovanni Santin Onlus, vuole ricordare il contribuito alla realizzazione della Mostra di Damson, nota artista Australiana che si è tenuta presso Palazzo Sarcinelli dal 27 Ottobre all’8 Dicembre 2013, attraverso la critica di Alessandra Santin:
"è una mostra molto forte, intensa di matrice concettuale che analizza il rapporto che l’uomo contemporaneo ha innanzitutto con il proprio corpo e con il tempo che scorre dal momento della sua nascita fino al momento della sua morte. E’ una tematica molto dura, che l’artista tratta a partire dalla propria esperienza femminile di vita che prende forma all’interno della propria natura.
Il sangue che Damson utilizza per le sue opere è un sangue femminile, l’unico sangue non violento, che l’artista utilizza proprio per denunciare e far comprendere come nella vita il rapporto col tempo,la crescita, la fecondazione, la maturazione passi attraverso questa ciclicità del sangue, che rappresenta anche la libertà e la volontà della donna di emanciparsi, di liberarsi e di realizzarsi nella sua dimensione femminile di madre. E’ una madre che dando alla vita dà anche alla morte.
Damson è attenta anche al mondo dell’infanzia, quella non dorata dell’occidente contemporaneo, anzi il bambino risulta violato nella sua leggerezza, verginità senza per questo dover essere avvicinato dal mondo terribile della pedofilia. Per l’artista anche un’immagine violenta, la televisione, i colori troppo accesi, la volgarità di alcune manifestazioni, rappresentano una forma di violenza che il bambino subisce e in qualche modo gli impedisce di crescere liberamente nella sua aspirazione di gioia, di felicità e anche di difficoltà nella crescita. Quindi è una bambino che non sa più giocare, più relazionarsi e che chiede invece proprio alla figura poetica e alla dimensione materna di essere salvaguardato attraverso la bellezza nel processo della crescita. 

Altri elementi caratteristici della poetica di Damson sono l’utilizzo dell’abito, l’abito rituale che accompagna le fasi della vita della donna, quindi l’abito da sposa, l’abito della prima comunione, del battesimo, c’è sempre un bianco virginale che viene in qualche modo toccato nel percorso della crescita della persona in alcuni momenti specifici. Quindi tutto il rito e la simbologia rientrano fortemente in queste opere d’arte concettuale e servono proprio per dare la forza al senso del tempo; un tempo non cronologico, non solo un tempo razionale, cognitivo, ma piuttosto cadendo da questo tempo, a cui l’artista da un’accezione positiva di caduta che serve alla donna per liberarsi ed accedere ad un volo, ad una liberazione, ad una leggerezza anche calviniana che ricorda come nella nostra cultura c’è bisogno anche di questo.
Il tempo della vita è anche un tempo brevissimo, la farfalla, la linea brevissima del tempo, la presenza di richiami puntuali come il teschio o comunque la morte stanno a significare e a segnare il tempo forte della vita poetica di quest’artista, che arrivando dall’Australia ha portato certamente uno sguardo esterno, uno sguardo, uno sguardo “altro”, ma che serve alla nostra cultura per conoscersi e all’uomo di oggi per comprendersi e per dare senso e significato alla propria esistenza...
 
 
 
 
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La fondazione espone mostre temporanee e svolge la sua attività didattica e gli incontri presso la galleria d'arte dell'Hotel Museum Budapest